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Il libro più corposo sullo yoga non potrà insegnarti niente di più sullo scopo pratico dello yoga di questo: ferma i tuoi pensieri.
4.4.3.1Una delle ragioni per cui non si ottengono risultati dalla meditazione è che il meditante non ha praticato abbastanza. Infatti, sembra essere esperienza generalizzata sprecare molto tempo in pensieri infruttuosi, distratti, sconnessi. Eppure questo è il preludio al vero lavoro di meditazione in sé. E' lo scavo necessario prima di poter erigere la costruzione. Questo fatto è spiacevole ma deve essere accettato. Se questa esperienza del primo periodo è frustrante e deludente, l'esperienza del secondo periodo è felice e appagante...
4.4.3.2,Se la ruota in movimento dei pensieri può essere portata ad un'immobilità perfetta, senza pagare lo scotto dell'addormentarsi, il risultato sarà che il Pensatore addiverrà a conoscere se stesso invece dei suoi pensieri.
4.4.3.3Se la meditazione dovesse fermarsi al ruminare sulle proprie idee migliori, o sulle idee registrate di qualche essere ispirato, il risultato sarebbe certamente valido e il tempo passato utile. Sarebbe utile e costruttivo, ma niente di più. Una tale comunione con i pensieri non è il reale scopo della meditazione. Lo scopo è quello di aprire la porta all'Io superiore. Per far questo spinge via tutte le idee e butta fuori tutti i pensieri. Laddove il pensiero ci tiene all'interno del nostro piccolo io, lì il volontario silenzio del pensiero ci solleva totalmente fuori dal pensiero.
4.4.3.15Se la caratteristica del vagare di tutti i pensieri sposta l’attenzione e fa fallire lo sforzo a meditare, trova un altro modo. Interroga gli stessi pensieri, cerca la loro origine, tracciali fino al loro inizio e riduci sempre di più il loro numero. Scopri quale interesse o impulso particolare di emozione o desiderio nell’ego causa la loro apparizione e spingi questa causa indietro, vicino al vuoto. In questo modo tendi a separare te stesso dai pensieri, ti rifiuti di identificarti con essi, e ritorni più vicino alla tua identità superiore.
4.4.3.20La prima parte dell'esercizio richiede che egli allontani tutti i pensieri, i sentimenti, le immagini e le energie che non appartengono al soggetto, alla preghiera, all'ideale o al problema che egli ha scelto come tema. Niente altro ha il permesso di intrudere nella coscienza, o, entratovi attraverso l'irrequietezza della mente, deve essere cancellato immediatamente. L'espulsione deve sempre essere accompagnata da un'espirazione del respiro. Ogni ritorno dell'attenzione al tema prescelto va accompagnato da un'ispirazione del respiro.
4.4.3.21Quando i pensieri diventano irrequieti e difficili da controllare c'è sempre qualcosa dentro di noi che è cosciente di questa irrequietezza. Tale conoscenza appartiene all'”io” nascosto che dimora come testimone imperturbabile di tutti i nostri sforzi. Dobbiamo quindi cercare di sentirci e identificarci con esso. Se ci riusciamo allora l'irrequietezza scompare da sola …
4.4.3.22,Lo scopo è di lavorare, poco alla volta, prima al rallentare l’azione del pensare per fermarla totalmente in seguito.
4.4.3.36Gli animali vivono nell’istinto di gregge. Essi non posseggono l’auto-coscienza come la posseggono gli esseri umani individualizzati, ne’ hanno la capacità di aspirare a quanto si trovi al di sopra del proprio livello. Ma essi sono soggetti all’evoluzione e alla fine arriveranno al nostro livello…
4.4.3.58,Ogni esercizio di meditazione deve iniziare con un punto focale se deve essere efficace. Deve lavorare su di una particolare idea o tema, anche se non è necessario che termini con essa.
4.4.3.77La prima cosa che egli deve fare è di rieducare l’attenzione. Essa deve essere rivolta in una nuova direzione, diretta verso un nuovo oggetto. Deve essere portata dentro di lui, e quindi portata con profondo sentimento e grande amore verso la ricerca dell’Anima che si nasconde lì.
4.4.3.83Se viene visto un lampo o forma luminosa, egli dovrà istantaneamente concentrare tutta la sua mente su di essa, e sostenere questa concentrazione per quanto riesce a fare. Grazie a questo mezzo i pensieri attivi possono essere portati alla loro fine.
4.4.3.98Il potere di sostenere un’attenzione concentrata su di una singola linea o obiettivo per lungo tempo – potere grandemente ammirato da Napoleone – giunge alla fine a coloro che perseverano in tali pratiche.
4.4.3.126Come può un uomo unire la sua coscienza con l’Io supremo senza aver prima sottoposto la sua mente ad una qualche formazione per rafforzarla, così che quando arriverà l’Occhiata egli non la lascerà andare, bensì la terrà stretta?
4.4.3.148Il segreto della concentrazione è... praticare la concentrazione! Solo attraverso ardui sforzi e ai tentativi persistenti e diligenti di padroneggiare la propria attenzione egli potrà finalmente riuscirci. Nessuno sforzo in tale direzione è sprecato, e può essere fatto a qualsiasi momento del giorno.
4.4.3.160Lo scopo è di sedersi totalmente assorbito nel suo pensiero, oppure, ad un livello più elevato, rigidamente concentrato nella sua assenza di pensiero.
4.4.3.168Per ottenere questo tipo di concentrazione, dove l'attenzione viene ritirata dal mondo esteriore e trattenuta strettamente dentro di sé è necessario un atteggiamento volitivo e determinato, di non fermarsi fino a quando non viene raggiunto questo stato netto e acuto. Tutti gli altri pensieri vengono respinti nel momento stesso che sorgono. Se in partenza esiste l'aspirazione e la devozione verso l'Io supremo, e nel mentre anche lo sforzo, allora eventualmente lo stress diminuisce e subentra la Quiete.
4.4.3.188Più interiorizza la sua attenzione, e meno risponde alle impressioni dei sensi, più si avvicina alla presenza spirituale nel suo cuore.
4.4.3.207Nessuno dei metodi elementari dello yoga, come il controllo del respiro o i mantra, portano ad un controllo permanente della mente, ma ma essi preparano la strada e rendono più facile intraprendere quelle pratiche che portano a quel risultato.
4.4.3.221
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